Simulazione Odescalchi 2016

La maxi emergenza vista da una volontaria

Tutti riuniti, tutti pronti, stesso obiettivo stesse speranze e stesse paure. Eppure siamo tutti a gruppi divisi il colore della divisa cambia qualcosa ci divide, alcuni della Rossa, alcuni della Bianca altri dell'Azzurra, altri la SOS, siamo qui tutti insieme sotto lo stesso cielo di giugno dovremmo essere in maniche corte data la stagione ma, felpa e giacca e ancora sentiamo freddo. Esce l'elicottero e si prepara a decollare e adesso tutti abbiamo lo sguardo rivolto al cielo, tutti nello stesso istante con un'unica immagine negli occhi e forse questo vento alzato soffia sulle nostre divise e sembrano tutte dello stesso colore.

Ora siamo tutti in fila, tutti sulle proprie ambulanze che aspettiamo il via, sappiamo teoricamente cosa ci aspetta alcuni entreranno in galleria e altri no è inutile negarlo qui tutti amiamo le emozioni forti e tutti vorremmo essere quelli che entrano al crash.

La prima ambulanza accende i lampeggianti e parte, siamo troppo indietro, non entreremo in galleria ma sarà comunque un'esperienza importante anche se spero di non trovarmici mai nella realtà.

Suona il nostro telefono, tra esattamente 5 minuti partiamo anche noi, ma manca qualcosa ci manca la sensazione della paura, quella cosa che scatta appena Emma suona, che sia rosso verde o giallo, ora quella sensazione manca è tutto finto.

Il nostro autista accende i lampeggianti e mette la prima, si parte il capo equipaggio si gira verso di noi "pronti?" penso "certo che siamo pronti è solo un esercitazione".

Arriviamo al luogo, altri volontari sono già lì in gruppo, molti hanno ancora le divise diversa dalla mia, ci sono i Vigili del Fuoco, i Poliziotti, i Carabinieri.

Non so cosa succede ma mi sono distratta un attimo ed ora sto camminando con altri cinque volontari a fianco ai binari, dietro di me sento i passi sicuri di un pompiere, la mia torcia illumina i miei passi e il mio cuore batte forte.

Ci arrivano incontro camminando i codici verdi i primi tre volontari si occupano di loro, siamo rimasti in tre, intorno a noi il rimbombo dei nostri passi. La prima carrozza, i figuranti sono seduti alcuni sdraiati a terra alcuni sotto i sedili, il capo mi passa un braccialetto per il mio primo "paziente" è un giallo sono sicura ho riletto più volte il suo cartellino, frequenza 26, esegue gli ordini si è giallo. Doveva essere tutto falso ma il mio cuore batte forte e devo fare in fretta e non devo sbagliare . Ho addosso i guanti da lavoro e non riesco ad agganciare il braccialetto li levo e metto quelli blu ora sembra tutto più semplice, giallo, rosso, 2 frasi di rito i due vagoni sono finiti. Due vigili del fuoco mi dicono di seguirli dobbiamo assicurarci che non ci sia più nessuno avanti li seguo e camminiamo per un'infinità guardiamo in ogni dove, dentro i bagni, sotto i sedili e tutto sembra diventare vero. Arriviamo alla cabina di comando il personale RFI ci guarda e dice "bravi dovevate arrivare fino a qui”. Scendiamo sui binari e mi riportano indietro, vedo i miei compagni camminare, verso i vagoni, con le spinali in mano davanti a loro l'infermiere, lo riconosco dalla pettorina, lo informo che più avanti non c'è più nessun ferito. Saliamo sul vagone rassicuriamo i figuranti, l'infermiere inizia a decidere chi dobbiamo evacuare per primo dice "lui, prima lui è un rosso" ma una paziente gialla è collocata in modo tale che non ci permette di raggiungere il rosso dobbiamo spostare prima lei. Il sudore inizia a scendere sulla fronte lo sento che scorre lungo la schiena, fa davvero caldo, e tutto sembra vero. Un vigile del fuoco ci aiuta a spostare la paziente sulla spinale, anche lui ha caldo? Si alza la maschera ed è tutto sudato, lo riconosco è lo stesso che cammina sui binari dietro di me, lo stesso che ha percorso tutto il treno con me, lo guardo "tutto ok collega?" Si collega perché ora tutti abbiamo la stessa divisa non c'è più distinzione di colore, di appartenenza, di ruolo, ora siamo tutti uguali e tutti dobbiamo evacuare i pazienti.

Mentre sistemiamo i pazienti sulla spinale parliamo con gli altri "state tranquilli vi tiriamo fuori tutti e in fretta" protocolli imparati e ripassati milioni di volte, il corpo si muove da solo consapevole di quello che deve fare ma, poi, lo sguardo si posa su di lei, è per terra con la testa sotto il sedile ma la cute è bianca ed è sudata nella mente scatta qualcosa "signora sta bene?" mi allunga il suo foglio con i parametri da paziente "no signora nella realtà si sente bene?" "non sento più la gamba ho caldo mi gira la testa " e così in un attimo il panorama cambia non è più una simulazione, urlo "paziente zero chiamate l'infermiere" e automaticamente il mio cervello passa dal protocollo START al ABCDE. Arriva l'infermiere, tutto per un attimo si ferma, la paziente viene portata fuori e tutto rinizia. Spinale ragno e fermacapo, sono sicura che ora non c'è più distinzione di divisa, quello a fianco a me non ha il mio stesso colore ma è comunque il mio collega.

Inizia a fare troppo caldo maledico di aver messo sotto la felpa, stiamo ormai finendo i pazienti da spinalizzare e quasi tutti sono sul carro che li porterà fuori. L'infermiere mi allunga una mano e mi fa salire, penso tra me e me "ok è finita " no, è solo un altro inizio, adesso basta finzione, intorno a me ci sono almeno 10 persone spinalizzate da 20 minuti e iniziano a sentire caldo anche loro, il ragno inizia a dare la sensazione di togliere l'aria e quindi inizio a fare quello che so fare, passo ad uno ad uno "come ti senti? Il collare troppo stretto riesci a respirare?" Il tempo di attesa prima di essere portati fuori è interminabile, cerco di parlare con tutti, di alleggerire la tensione e finalmente questo coso si muove ma c'è una puzza allucinante. Ci stiamo avvicinando all'aria fresca, siamo fuori. I vigili del fuoco ci aiutano a scaricare i pazienti e io penso "ora come scendo da qui?" alzo lo sguardo e" ancora tu ragazza? vuoi una mano?" e ancora il collega Pompiere, quello che era lì fin dall'inizio, mi prende in braccio e mi fa scendere . Tutto quello che succede dopo nell'attesa del trasporto è solo stanchezza e freddo che torna dopo un caldo tremendo, sono manovre ormai radicate nel mio essere, e se dovesse succedere davvero? beh non sarò mai pronta se succedesse davvero ma ho imparato che intorno a me ci saranno persone che anche se hanno un colore e un ruolo diverso dal mio saranno uguali a me.